Un istante blu

<div align=”justify”><img width=”178″ height=”220″ style=”margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left;” src=”https://detoni.wordpress.com/wp-content/uploads/2009/10/34e7b82e988873e4e35762ae065136a8_medium.jpg&#8221; alt=”sultanahmet camii” />Tanto &egrave; durato il viaggio a Istanbul, anche se alla fine pareva di starci da un sacco di tempo.<br />
Adesso, per scrivere questo post, bastano pochi minuti: getto manciate di colori, a partire da un blu che si fonde col verde delle rive del Bosforo e tinge di riflessi l&rsquo;acqua grigia e lattiginosa che sfocia nel Mar Nero. Il Mar Nero! Il Mar Nero in quei giorni era un atto di fede, non si vedeva nulla oltre i due promontori, poteva esser mare, o cielo, o nebbia, ma quel che c&rsquo;era al di l&agrave; era Asia, indubitabilmente Asia, e la sentivo, la percepivo, cos&igrave; immensa e incomprensibile e per&ograve; non spaventosa; nel paesino di Anadolu Kavagi, l&rsquo;ultima tappa del barcone salpato alle dieci e mezza da Eminonu, mentre mi inerpicavo per raggiungere un castello diroccato ho incontrato una donna e le ho sorriso, ricambiata: la conoscevo, paffuta e senza collo, col suo foulard variopinto: una matrioska. Cos&igrave; come all&rsquo;uscita dalla piccola moschea di Santa Sofia, in un negozietto, ci mostravano dei caftani antichi, provenienti dall&rsquo;Uzbekistan, realizzati un centinaio d&rsquo;anni fa con seta cinese. E cos&igrave; come i commercianti parlano giapponese, russo, ma anche – sorprendentemente – italiano, oltre che inglese e spagnolo, e confermano nelle parole la fama della loro citt&agrave;, ponte e crocevia.<br />
Blu, blu allora, col bianco di trina dei capitelli nelle moschee, e delle piccole meduse intorno al battello, e una punta d&rsquo;oro, lama di sole che si fa strada attraverso il cielo di piombo e colpisce lo scafo di una nave, e decorazione di cupole e guglie. <br />
Blu &egrave; anche il cielo lunare, da favola – una favola che parla di una fanciulla rinchiusa in una torre su un&rsquo;isola in mezzo allo stretto -, il cielo che osserviamo, naso all&rsquo;ins&ugrave;, intorno alla gigantesca torre di Galata, nella citt&agrave; luminosa dei gatti, moltitudini di felini giovani e magri, spesso sfrontati oltre che affamati di cibo e di carezze. Anche gli uomini sono impudenti – e, pare, altrettanto inaffidabili -, a noi donne occidentali fanno carezze ovunque, ci rapiscono all&rsquo;interno dei negozi, ci massaggiano, ci prendono la testa e ci stampano un bacio sulla guancia come fanno i bambini; ma noi, dalla terrazza dell&rsquo;albergo, abbiamo visto alcune donne, velate, nel cortile verde della <a target=”_blank” href=”http://en.wikipedia.org/wiki/Sokollu_Mehmet_Pasha_Mosque”>moschea di Sokollu</a>, abbracciarsi e baciarsi, giocare, salire sugli sgabelli e ballare qualcosa di simile al twist. Gli uomini ci fanno complimenti, offrono t&egrave;, offrono se stessi, offrono anche, se venditori, sconti sulle merci nell&rsquo;ennesima contrattazione. Solo l&rsquo;ultimo giorno trovo il tono giusto per avere l&rsquo;ultima parola col tizio che dopo aver accettato una certa cifra per tre bottiglie di vino – non per me – sta ritrattando: <em>Pliiiis, pliiiiis, let the lady have her wine at the right price&hellip; </em>parlo un inglese molto opinabile ma la spunto, e il vecchio sogghignando compiaciuto tira fuori da sotto il bancone un barattolo con degli euro in moneta e ci d&agrave; il resto. <br />
Questa cosa della contrattazione mi sfianca, e a un certo punto sono anche troppo stanca per continuare a dire <em>no, non voglio niente</em>, oppure <em>sono di Torino</em> (vorrei un bel cartello al collo con la provenienza, anzi un bavaglino con su scritto NON BACIATEMI) a quelli che dai ristoranti urlano CIAO BELLA, e poi, quando ripassiamo, CIAO BELLA AGAIN.<br />
&Egrave; un&rsquo;attenzione continua e non molto gradita a chi viaggia cercando di dimenticarsi, ma &egrave; impossibile sfuggire e non ridere, quando anche dopo cena, levando lo sguardo, noto un tizio in cima a un palazzo che ci sorride e ci fa gesti; oppure quando, poco dopo, siamo rapite dall&rsquo;ennesimo micio e ci si avvicina un ragazzotto dicendo che lui ha un video proprio di quel gatto l&igrave;…<br />
Blu &egrave; il riflesso delle ciglia nerissime in certi occhi dalle pupille scure o verdi, il bianco splendente d&rsquo;azzurro: sono quasi tentata, ma &egrave; un attimo.<br />
E blu &egrave; anche l&rsquo;atmosfera dell&rsquo;ultimo giorno, quando, dopo aver visto il Topkapi, aspettiamo un kebab sedute fuori da un locale in piazza At, e osserviamo una giovane coppia fumare il narghil&egrave;, e un gruppo di persone giocare a backgammon; &egrave; domenica pomeriggio, e vorremmo restare l&igrave; per ore, pigramente, a parlare di quel che vogliamo ancora vedere, o a tacere aspettando di sentire la <a href=”http://www.youtube.com/watch?v=G46L0xT_Cfw&#8221; target=”_blank”>voce dei muezzin</a> in stereofonia. <br />
Blu e poi rosso: i fili di zafferano iraniano, i fili dei kilim sono color del sangue coagulato, mentre le mille bandiere che sventolano in citt&agrave; e sulle rive del Bosforo, e che ricordo di aver visto dalle isole del Dodecanneso, hanno una tonalit&agrave; squillante; forse indice, questa profusione dell&rsquo;emblema nazionale, di una paura di dissolversi. <br />
Rosso aspro di melagrana per dissetarsi, e poi ancora blu. Un colore che &egrave; nel nome occidentale di un posto magico, il primo che abbiamo visitato: la <a target=”_blank” href=”http://it.wikipedia.org/wiki/Moschea_Blu”>Sultanahmet Camii</a>. Sui tappeti rossi corre un bimbetto, solo: noi turisti stiamo al di qua della zona dedicata alla preghiera, mentre la luce si diffonde dalle vetrate e disegna ricami sulle pareti, rimbalza sugli archi e sulle colonne decorate con grazia finissima, esplode dalle corone di lampade, e Sultanahmet appare nella sua irrealt&agrave; di giardino di canditi spolverati di zucchero a velo, delicata materia cangiante come una cassa di <a target=”_blank” href=”http://it.wikipedia.org/wiki/Lokum”>lokum</a>*.<br />
&nbsp;<img style=”margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center;” src=”http://files.splinder.com/7cd68b6b0e29fdc2325610c514146bba_medium.jpg&#8221; alt=”lokum” /> <br />
* che in inglese si dice <em>turkish delight</em>: a me han detto invece che sono un&rsquo;<em>italian delight</em>, che mi piace, e me lo tengo. E mi tengo il profumo penetrante delle collane di chiodi di garofano al gran bazaar, fino alla prossima volta.</div>

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18 risposte a Un istante blu

  1. paciugo ha detto:

    quanto ho adorato quella città! e quanto l’ho rivista nelle tue parole… anche se sono passati un po’ di anni da quell’11 settembre 2001, in cui mi trovavo a passare di là…

  2. Petarda ha detto:

    vieenblues, ti ringrazio tanto, e come te penso che la lonely sia estremamente sopravvalutata. di resoconti appassionati di viaggi in giro per la rete se ne trovano tanti, per esempio quelli su turisti per caso, comunque 🙂

    orty, grazie grazissime! 🙂

  3. ortensia51 ha detto:

    Petarda’s words: Un istante blu[..] Splinder (09/10/2009) Tanto è durato il viaggio a Istanbul, anche se alla fine pareva di starci da un sacco di tempo. Adesso, per scrivere questo post, bastano pochi minuti: getto manciate di colori, a partire da un blu che si fonde col verde de [..]

  4. vieenblues ha detto:

    "Hayir, tessekur ederim, istemiurum" :non so se si scriva così, ma è la prima frase che ho imparato in turco (vuol dire solo "no grazie non voglio, niente parolacce) e funzionava da "apriti sesamo" al contrario; metteva in fuga magicamente anche i venditori più tenaci…Tu sei meglio di una Planet; è un peccato che le guide turistiche siano scritte da pirla tediati e tediosi. Le guide (come le recensioni cinematografiche) andrebbero scritte solo da gente appassionata e tu appassionata lo sei, e io ho anche un po’ di invidia, non per la passione- che quella non mi manca- ma per il tempo, il tuo, che è un tempo di viaggio quasi ininterrotto, ed è tempo speso bene.

  5. Petarda ha detto:

    e buona camicia a tutti

  6. anonimo ha detto:

    Buono il lokum! Ne ho appena finito una scatola. Albanese, però sempre lokum, buono.

  7. Petarda ha detto:

    r3i: ma sei a torino? e come mai? io ci vivo da un sacco di tempo e in effetti è vero, son molto cortesi… :DDD

    curly, ebbè, noi ci dobbiamo vedere e passeggiare ove che sia.

    bart, ma grazie! ricambio :)))

    carlà… e? dai, fai la valigia e parti con la curlissina! 😀

    elenini: potrei dire la stessa cosa nel tuo post, anzi magari verrò a dirla 😀

    varaschino, accidenti, lo sapevo che mi stavo dimenticando di qualcosa: il blu contromalocchio, e pensare che siccome avevo scordato a casa il mio – me lo porto sempre dietro – appena arrivata o quasi me ne son comprato un altro che adesso sta sul frigo.

    anonimo, "vatican delight"?

    ortybella, troppa grazia: ti chiamerò san gennaro. 😉

    triané, camèl: siete i miei tessssori. f.to gollum

    johanson: un mese? ma è tantissimo!!! che bello.

  8. Johanson ha detto:

    Sono stato ad Istanbul una decina di anni fa, per circa un mese…. Oddio che nostalgia con il tuo post! Vado subito a rivedermi le foto!

  9. LadonnaCamel ha detto:

    Manina santa! Nessuna foto potrà mai restituire l’anima di certi luoghi come una bella scrittura e tu, pigrona mia, quando ti ci metti raggiungi il sublime. Brava e bello.

  10. triana ha detto:

    mamma mia, mi fai morire di nostalgia!!:)) E’ vero, sei così viva nei tuoi racconti e particolare che dovresti scrivere una piccola guida per i poeti o i pittori viaggiatori. O per i viaggiatori comuque, quelli  veri. Vedi in pochi giorni come hai colto tante cose del cuore di questa città meravigliosa! E il kiz kalesi il castello della fanciulla,  io l’ho ho visto  all’estremo est della costra turchese, vicino alla Siria. Lì in mezzo al mare, come una visione. Non sapevo ce ne fosse uno anche lì. Vero che restano nel cuore quei gulé gulé, e quell’azzurro delle cupole delle moschee e del cielo, e tutto, tutto quello che hai detto. Ma quanti ciai vi siete dovute bere? un abbraccio che include tutti i colori di stàmbul.

  11. ortensia51 ha detto:

    Troppo bello Pet, e se permetti lo citerei la’ da me. Baci.

  12. varasca ha detto:

    oh sì, il blu, il blu degli occhi della fortuna, della volta della moschea, del mar nero (io lo vidi, dalle stesse rovine!), e quel senso di grande apertura, verso l’asia, il mar nostro, e tutto è incrociato come gli alberi del palazzo, come le insegne in francese turconico… voglia di tornarci, accident’avvoi 🙂

  13. e.l.e.n.a. ha detto:

    la cosa bella fra le belle che hai detto è poter dire "io c’ero!"

  14. lunafragola ha detto:

    questa volta mi associo alla Curlyz: hai un modo splendido e intenso di descrivere i tuoi viaggi. Così bello che ti ritrovi a tirar fuori le cose da mettere in valigia e …………

  15. anonimo ha detto:

    formidabile invidia! bentornata, abbraccio. (barti)

  16. CurlyzTerron ha detto:

    hai descritto così bene quei colori, quegli odori e quesi profumi che mi sembrava di esser lì a passeggiare con te
    …bel post, come sempre!

  17. r3i ha detto:

    ….viene voglia di andare a mettere la mano in quei colori e impasticciarsi di blu,rosso e giallo asiatico!
    P.S.: chi è di Torino è? Stereotipi intriganti: è da un mese che sono in città e sono tutti cortesi

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