<p align=”justify”><font color=”#0000ff” size=”2″><strong>L’OMINO E IL CAPPELLO</strong></font></p>
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<p align=”justify”><font color=”#0000ff” size=”2″>C’era una volta, </font><font color=”#0000ff” size=”2″>tanto, ma tanto… ma proprio tanto tempo fa, un omino che adorava il suo cappello. Lo indossava al mattino, si specchiava orgoglioso e se lo sistemava sulle ventitré. La sera poi, tornato a casa, lo metteva su una testa finta per non fargli perdere la forma. <br/>
Il cappello era di paglia, con un nastro blu; quando l’omino l’aveva in capo, si sentiva un marinaio, libero e felice: poco gli importava del suo monotono impiego… con la mente lui sognava… volava… tra onde e delfini. <br/>
Ma un giorno, al risveglio… il cappello non c’era più! Cerca sotto il letto, cerca in cucina, cerca nel sacco della biancheria sporca, cerca persino nel forno (questi cappelli!)… ma niente da fare!!! L’omino, distrutto dal dolore, dovette andare al lavoro con una brutta cuffia da notte, di quelle col pompon. Non vi dico i commenti dei colleghi: <br/>
– A nonnaaaaa!!!!! Gli dicevano. Ma all’omino le frecciate non facevano né caldo né freddo: lui pensava solo al suo cappello. <br/>
Tornato a casa, trovò una lettera che diceva: SI RIVOI IL TUO STUPIDO CAPPELO, DACCE DUCENTOMILLA EURI E NUN FIATA’!!! <br/>
Povero omino! Lui non aveva tutti quei soldi. Così, decise di rivolgersi alla polizia. Ma, alla centrale, l’agente in servizio gli rise in faccia: <br/>
– Tutto ‘sto casino pe’ na pajetta? Ma va, va! Vadi, vadi!!! Vadi via! <br/>
Piangendo, l’omino tornò a casa. </font><font color=”#0000ff” size=”2″>Quanta fu la sua gioia scorgendo sullo zerbino una sagoma familiare… era LUI!!! Era il suo cappello!!! Un po’ acciaccato, si capisce… ma era LUI!!! <br/>
<br/>
E sì: in un momento di distrazione dei rapitori, il cappello era fuggito, per tornare da quell’omino che gli voleva bene davvero. </font></p>
detoni
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zizi
Questo è la tua prima favolozza? Giuro che appena imparo come si fa la commento con un disegnino.
🙂 idea, e.: perché non ti fai un bel blogghetto pure tu? mi piacerebbe poterti leggere e commentare di nuovo. e poi, non pensavo, ma qualche soddisfazione la dà.
dimenticavo, sono E. qui su.
…è perché a volte si lasciano inghiottire dalle sabbie mobili e a volte amano sorprenderci. pure le papaline.
sappi, cara e., che da ieri, novello sor pampurio arcicontento, gioisco per il fortuito ritrovamento di una papalina rossa con ricami in argento e perline nei cassetti odorosi di lavanda di mammà.
Delizioso andar per cappellini.
E.
è così. solo che devo modificare la fine. l’avevo anche già fatto, in edit, ma non m’ha preso le modifiche… chissène.
Non me lo ricordavo, se non per sommi capi e cappelli. A nonnnnnaaaaa, per esempio, o il gendarme in stile Filini, ovvero il tocco petardesco, non me li ricordavo.