<div align=”justify”><strong><span style=”font-size: 11pt;”><font size=”2″>Ambreuse e altre simpatiche canaglie</font></span></strong></div>
<div align=”justify”><font size=”2″>&nbsp;</font></div>
<div align=”justify”><span style=”font-size: 11pt;”><font size=”2″>Anche nell’offerta Artesia pi&ugrave; sfigata (Parigi-Torino in cuccette da sei a 35 euro) sono compresi i servigi di un cameriere per ogni carrozza. Il nostro ha la faccia d’Ambrose. Anzi: Ambreuse. E’ un bell’omone in divisa un po’ effesse un po’ circo Togni, col capello nerastro mediolungo e mosso e un fez rosso alto una decina di centimetri, visiera e soprastante nastro in passamaneria dorata. Copricapo che Ambreuse ha deciso di non indossare. </font></span></div>
<div align=”justify”><span style=”font-size: 11pt;”><font size=”2″>Possiamo contare su di lui per ogni nostra evenienza.</font></span></div>
<div align=”justify”><span style=”font-size: 11pt;”><font size=”2″>Sara e io vogliamo occupare le cuccette pi&ugrave; in basso per poter andare e venire dal corridoio quanto e come ci gira. In verit&agrave; di solito preferisco stare nei posti pi&ugrave; in alto per poter tenere meglio d’occhio i bagagli, ma capisco che una non abbia voglia di proiettarsi da un’altezza di due metri, in piena notte, rincoglionita dal sonno e dal ballonzol&igrave;o del treno, ogni volta che deve usare il bagno. </font></span></div>
<div align=”justify”><span style=”font-size: 11pt;”><font size=”2″>Poco prima della partenza del treno arriva una coppia di milanesi sui 35. Sono trafelati e sudati, specie l’uomo, che continua a tenere indosso un maglione di lana pelosa. Potrebbe essere assicuratore, ma anche ricercatore universitario in qualche materia scientifica tipo fisica; lei invece potrebbe essere cassiera al supermercato, ma anche ricercatrice universitaria in qualche materia scientifica tipo fisica. Oppure potrebbero essere entrambi insegnanti. Scambiamo i nostri posti originari, quelli di mezzo, con le loro cuccette rasoterra. La tipa si siede e inizia a parlare con noi, ignorando il marito che tomo tomo cacchio cacchio scivola fuori, agevolato dal sebo, e si trasferisce nello scompartimento vuoto di Ambreuse, a leggere il giornale. Il quale Ambreuse compare alcuni minuti dopo con due cinesi che ci vengono presentati in qualit&agrave; di occupanti delle cuccette in alto. </font></span></div>
<div align=”justify”><span style=”font-size: 11pt;”><font size=”2″>- Ci porti dell’acqua naturale, per favore.</font></span></div>
<div align=”justify”><span style=”font-size: 11pt;”><font size=”2″>- Subito. Quante ne porto? Quattro?</font></span></div>
<div align=”justify”><span style=”font-size: 11pt;”><font size=”2″>- Ne porti due anche per i cinesi, sono anche loro esseri umani, in fondo.</font></span></div>
<div align=”justify”><span style=”font-size: 11pt;”><font size=”2″>Dopo un quarto d’ora ricompare con sei da mezzo litro. Scopriremo durante il viaggio che nel nostro scompartimento sono nascoste chiss&agrave; da quanto tempo anche delle bottigliette di acqua frizzante: arriviamo a un paio di litri di beveraggio a cranio per passare la notte. </font></span></div>
<div align=”justify”><span style=”font-size: 11pt;”><font size=”2″>L’umanit&agrave; dei cinesi &egrave; evidente dal momento in cui si tolgono le scarpe.</font></span></div>
<div align=”justify”><span style=”font-size: 11pt;”><font size=”2″>- Saranno mica giapponesi, insinua quella vecchia volpe della milanese. Ci sta raccontando che lei e il puzzone sono stati a Par&igrave;, per la prima volta, solo per un giorno e mezzo; hanno cercato le banlieu ma non le hanno trovate. – O forse ci siamo stati ma non ce ne siamo accorti.</font></span></div>
<div align=”justify”><span style=”font-size: 11pt;”><font size=”2″>Un tizio passa sbraitando nel corridoio: – Ma avete visto in che condizioni &egrave; il bagno? Ora faccio delle foto!</font></span></div>
<div align=”justify”><span style=”font-size: 11pt;”><font size=”2″>- ‘Ndo cazzo sta Ambreuse? Guardate che &egrave; gi&agrave; un bel tipo!, esclamo spalancando gli occhi.</font></span></div>
<div align=”justify”><span style=”font-size: 11pt;”><font size=”2″>Se il nostro addetto latita, arriva invece di corsa il maggiordomo dell’intero convoglio o forse <span style=”font-size: 11pt; font-family: Arial;”>ma&icirc;tre</span>, in giacca rossa e fiato aglioforo: – Per queste cose (il cesso putrido, n.d.A.) dovete rivolgervi al personale di carrozza (Ambreuse, n.d.A.), ma dov’&egrave;?</font></span></div>
<div align=”justify”><span style=”font-size: 11pt;”><font size=”2″>Ambreuse fa allora capolino da una porta vicino alla latrina incriminata. Il suo corpaccione riempie il corridoio. Ha le guance gonfie e mastica.</font></span></div>
<div align=”justify”><span style=”font-size: 11pt;”><font size=”2″>- Ah… stai mangiando, gli dice il <span style=”font-size: 11pt; font-family: Arial;”>ma&icirc;tre </span>in giacca rossa. E se ne va.</font></span></div>
<div align=”justify”><span style=”font-size: 11pt;”><font size=”2″>Mentre il tipo indignato si reca di gran carriera alla volta della ritirata con la macchina fotografica, Ambreuse passa per ogni scompartimento impartendo le ultime raccomandazioni: – Chiudetevi dentro: su questo treno sale un… ladrino, &egrave; sempre lo stesso, lo conosciamo bene…</font></span></div>
<div align=”justify”><span style=”font-size: 11pt;”><font size=”2″>- E allora perch&eacute; non fate qualcosa?</font></span></div>
<div align=”justify”><span style=”font-size: 11pt;”><font size=”2″>- Non siamo mica poliziotti…</font></span></div>
<div align=”justify”><span style=”font-size: 11pt;”><font size=”2″>Tra i piedi irranciditi dei cinesi, le ascelle cagliate del milanese e i possibili agguati del ladrino la nottata si prospetta complessa. Intratteniamo in chiacchiere insulse la milanese affinch&eacute; il di lei consorte si senta escluso dal nostro salotto lesbochic su rotaia e s&egrave;guiti a confinarsi nello scompartimento di Ambreuse. Desideriamo tirar gi&ugrave; le cuccette di mezzo il pi&ugrave; tardi possibile: quanto pi&ugrave; riusciremo a ritardare il momento della chiusura della porta dello scompartimento, tanto pi&ugrave; aumenteranno le nostre possibilit&agrave; di sopravvivere ai lezzi dei nostri compagni di viaggio. Purtroppo la milanese, inizialmente schifata dal compagno non gi&agrave; per il ributtante aspetto fisico o la puteolente traspirazione, ma per un evento verosimilmente occorso poco prima dell’assalto al treno, tipo uno scazzo mentre, la pizza nella strozza, si scapicollavano alla volta di Bercy, e<em> di chi &egrave; la colpa se adesso stiamo correndo come i disperati e forse perderemo il treno, brutto lardone di un capodoglio imbalsamato che non sei altro</em>?, oppure <em>sei la solita fanatica, e ancora quello e ancora quell’altro, io tutto quel fiato non so dove prenderlo, non sono mica una scopa impagliata come te, che non pesi un cazzo e potrei tenerti appesa a un filo come un bel palloncino gonfio di merda</em>, purtroppo la milanese, dicevo, sembra aver scordato i motivi di risentimento che l’avevano indotta a prendere una vacanza di un’oretta dal marituccio (s&igrave;, vai, vai, ciao); si avvia quindi alla volta dello scompartimento in cui illo si &egrave; domiciliato, e ivi permane per qualche tempo. </font></span></div>
<div align=”justify”><span style=”font-size: 11pt;”><font size=”2″>Sara sta manducando parte della confezione da dieci kit&amp;kat (unico alimento vagamente commestibile offerto dai distributori di Bercy), io m’en vo alla carrozza ristorante. Fendo il treno calcando corridoi moquettati color champagne, incrocio gentiluomini gottosi dall’occhio lubrico che sorseggiano liquori all’angolo bar e certo rimpiangono di non potersi fumare un sigaro, approdo al ristorante e ritorno alle contemporanee miserie del nostro scompartimento con un tramezzino prosciutto e scamorza e altre due bottigliette d’acqua naturale, si sa mai. I milanesi riappaiono nella cornice della porta, affettuosamente riconciliati nella sfiga perenne delle loro esistenze: si vogliono coricare; ci&agrave;, facciamo i letti. I cinesi nella loro postazione sopraelevata non muovono un muscolo, forse si sono suicidati con un calzino sul naso.</font></span></div>
<div align=”justify”><span style=”font-size: 11pt;”><font size=”2″>Mi reco alla ritirata. Non quella putrida, l’altra. Che dico: vorrei recarmi, perch&eacute; &egrave; sempre occupata. Palle. Finalmente la porticina si apre, e chi ti compare? Ma il buon vecchio Ambreuse, chi altri. Entro, e gi&agrave; ho un mancamento. Il tanfo di merda &egrave; notevolissimo. Sono in apnea preasfissia, sbircio nella tazza metallica in cui, come su di un vassoio, mi si porge uno stronzo: intatto e fetido, fuoriuscito dagli intestini di quello scostumato intasacessi di Ambreuse che, &egrave; ormai palese, nella sua vita precedente ciondolava per porti e stazioni in guisa di grosso cane pigro e balengo. Insomma, &egrave; ancor di grazia se non l’ha mollata nel corridoio.</font></span></div>
<div align=”justify”><span style=”font-size: 11pt;”><font size=”2″>Ma via, tutti in cuccetta con la porta chiusa e la lucina fioca. Io e Sara leggiamo, la milanese sopra di me quasi ribalta negli aggiustamenti prima di prendere sonno, il verro a lei congiunto inizia un suo onirico grufolare e i cinesi dal rigor mortis passano al coma vigile. Odio il milanese. Sara e io rumoreggiamo con una serie di pci&ugrave; pci&ugrave; pci&ugrave;, nz&igrave; nz&igrave; nz&igrave;, nz&agrave; nz&agrave; nz&agrave;, nel tentativo di farlo smettere; la mogliera a un tratto si scaraventa gi&ugrave; dalla cuccetta causandomi un mezzo infarto, gli si avventa al collo e gli aggiusta per bene il lenzuolino prima di avventurarsi all’esterno in cerca della latrina inesistente. Al suo ritorno, &egrave; la volta di uno dei cinesi, che nel risalire alla cuccetta pensa bene di lasciare le scarpe sul pavimento proprio vicino alla testa di Sara, che si alza, le prende e gliele porge, casomai le avesse perse.</font></span></div>
<div align=”justify”><span style=”font-size: 11pt;”><font size=”2″>Riesco a piombare nel sonno. Ne riemergo subito per via dei cinesi che parlottano e giochicchiano col telefonino. Il milanese, spero si soffochi a forza di grugnire. A un certo punto a uno dei cinesi squilla il cellulare: saranno le quattro del mattino. L’irrispettoso risponde e inizia la prima di alcune lunghe conversazioni da viaggiatore idiota che disturba tutti e se ne frega.</font></span></div>
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<div align=”justify”><span style=”font-size: 11pt;”><font size=”2″>In prossimit&agrave; di Milano metto fretta a milanesi e cinesi del piffero perch&eacute; si decidano a far su le loro carabattole, si portino fuori dallo scompartimento e ci lascino dormire almeno un paio d’ore.</font></span></div>
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<div align=”justify”><span style=”font-size: 11pt;”><font size=”2″>A Torino Porta Nuova Sara scendendo dal treno s’infila un gradino nel ginocchio ed &egrave; molto se non rovina sulla banchina. Ambreuse in borghese, l&igrave; vicino, chiacchiera con un collega: porta una papalina araba. Un Sicumerone ci si appropinqua timido e afono, lascio che con Sara si avvii verso casa mia e vado a procurare croissant, pane e prosciutto, focaccia, latte, yogurt; il caff&eacute; gi&agrave; lo tengo.</font></span></div>
<div align=”justify”><span style=”font-size: 11pt;”><font size=”2″>Davanti alla tavola imbandita ricordiamo Jodo, il Sicumerone &egrave; un suo fan e ha scoperto che posseggo dei fumetti scritti da lui che manco ricordavo di avere; me li porta; ci accapigliamo, nonostante sia afono, perch&eacute; lui, non capendo una mazza come al solito, sostiene che Jodo &egrave; il disegnatore. Puoi capire. Raccontiamo della mostra sulla malinconia, del maniaco esibizionista nella camera d’albergo di fianco alla nostra e anche di rue de la Roquette, e che bella e che popolare che &egrave;. Quel mattino non potevo sapere che una settimana dopo, proprio il giorno prima del mio compleanno, sul treno per Firenze, avrei incontrato una coppia di anziani italofrancesi che abitano proprio in una traversa di quella via l&igrave;, sulla sinistra e prossima al cimitero. Ma del resto non potevo nemmeno sapere che in quello stesso scompartimento, quello con gli italiani parigini dico, avrei pure incontrato un signore con la moglie che compiva gli anni lo stesso giorno in cui li compio io; non &egrave; che si possa sapere tutto prima, no? Anche se, comunque, di solito basta avere pazienza e aspettare un po’ e le robe prima o poi si sanno. </font></span></div>

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